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1985, atmosfere da dottor Zivago Invece è la Bassa

Passeggiata sull’Adige ghiacciato anche a San Giovanni Lupatoto. Nel 1985 si cammina sul fiume a Legnago, il precedente è del 1929L’Adige a Legnago, 1929. Barche «in secca» e cittadini sulle acque
Passeggiata sull’Adige ghiacciato anche a San Giovanni Lupatoto. Nel 1985 si cammina sul fiume a Legnago, il precedente è del 1929L’Adige a Legnago, 1929. Barche «in secca» e cittadini sulle acque
Passeggiata sull’Adige ghiacciato anche a San Giovanni Lupatoto. Nel 1985 si cammina sul fiume a Legnago, il precedente è del 1929L’Adige a Legnago, 1929. Barche «in secca» e cittadini sulle acque
Passeggiata sull’Adige ghiacciato anche a San Giovanni Lupatoto. Nel 1985 si cammina sul fiume a Legnago, il precedente è del 1929L’Adige a Legnago, 1929. Barche «in secca» e cittadini sulle acque

Maria Vittoria Adami Si cammina sulle acque, le barche sono «in secca» incastrate nel ghiaccio. Tutto è immobile. Atmosfere da dottor Zivago, invece è il Legnaghese. E la lunga strada bianca e increspata sulla quale si avventurano le persone a piedi è il fiume Adige, pietrificato da un’ondata di gelo che ha fatto crollare il termometro a 20 gradi sotto lo zero. Lo rivela la centralina dell’Italgas. È l’11 gennaio 1985. L’Arena del giorno dopo titola: «-20° Adesso è davvero Siberia». Da qualche giorno, infatti, le temperature sono scese (sono i giorni che anticiperanno la nevicata di metà gennaio dello stesso anno) al punto tale da consentire di fare una passeggiata sull’Adige «tutto d’un pezzo», come non accadeva dal lontano 1929. Anche nel ’56 si ricordano temperature siberiane, ma l’Adige del tutto ghiacciato nella memoria dei legnaghesi è quello di fine anni Venti quando il corso d’acqua immobile e bianco viene attraversato persino con i carri. Ma nell’85 gli italiani sono abituati agli agi e alle comodità e sono dimentichi di quando gli inverni disegnavano fiori di ghiaccio sui vetri delle finestre. E quando con l’acqua si gelano anche le condotte del gas, le difficoltà irrompono nella vita quotidiana. A Porto di Legnago, staccato dalla capitale della Bassa e quindi raggiunto con difficoltà da Italgas, scaldare le case è un affare serio. «I carri bombolai che immetterebbero il gas a Porto direttamente nella rete», spiega Italgas su L’Arena, «devono venire da Parma e Reggio Emilia», ma le condizioni delle strade non lo permettono. Anche la Transpolesana è ridotta a una pista di ghiaccio di 30 chilometri mentre sotto i portici di piazza Garibaldi, a Legnago, la temperatura nell’ora più calda della giornata è di -9 gradi. In centro vengono sparsi quintali di sale e ghiaia. Ne guadagnano i negozi di elettrodomestici dove le stufette elettriche e a gas vanno a ruba fino a esaurimento delle scorte che non tenevano conto di un’ondata di gelo di questa portata. Un assalto all’arma bianca senza precedenti. A Porto e a Terranegra si chiede di contenere i consumi per il riscaldamento per non esaurire le scorte di gas. Fanno gli straordinari anche carrozzieri, elettrauto, officine meccaniche e soccorritori dell’Aci. Soprattutto i mezzi a motore diesel si bloccano, non solo all’accensione mattutina, ma persino durante la marcia per il congelamento della paraffina e di particelle d’acqua nei filtri. E i continui tentativi di accensione mandano in tilt anche le batterie. Ma molti preferiscono evitare il rischio di mettersi in strada e se ne stanno a casa: le scuole si svuotano (saranno chiuse per neve qualche giorno dopo), ma soprattutto si fanno deserti negozi, bar e ristoranti che lavorano con persone di passaggio e agenti di commercio viaggiatori. Per loro, insomma, il 1985 parte di certo con il piede sbagliato. •

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