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La posta della Olga

All’Atollo di Moruri hanno i ponti di riserva

di Silvino Gonzato

Occorrono più ponti su l’Àdese - scrive la Olga - perché quelli che ci sono non bastano. Ponte Nuovo, che a due anni dall’inizio dei lavori è stato ribattezzato dai cittadini esasperati “Ponte delle Siràche”, chissà quando tornerà percorribile; Ponte del Risorgimento è dimezzato perché gli devono sostituire certi stranfieri che non ho ben capito, tanto più che ho sempre pensato che i ponti fossero fatti tutti d’un tòco. Tra ponti interdetti, cantieri per la filovia, strade squartate da Acque Veronesi e altre disastrate dall’incuria, il traffico sbatte contro tutti i cantoni come le mosche imbriaghe. Il ragionier Dolimàn racconta che all’Atollo di Moruri, dove possiede un tucùl, il fiume che attraversa la città ha dieci ponti, otto funzionanti e due di riserva che vengono aperti solo quando uno o più dei ponti principali si rompe. Due dei principali sono pedonali: uno, il Paradelà Batoha, è occupato da fioriere come il nostro Ponte Pietra e l’altro, il Paradelà Ahnè, invece dei merli come il nostro Ponte di Castelvecchio ha i pappagalli. Questi ponti di riserva i moruriani non li contano se non come buoni posti da cui pescare (utla-hu) o su cui prendere un po’ d’aria nelle serate più calde (bavesèla-hu). Il Paradelà Batù si è rotto due anni fa travolto da una balena che aveva imboccato il fiume sovrappensiero. Poco male perché, essendone stato subito aperto uno di riserva, il Paradelà Safètu, il traffico non ne ha sofferto. Contemporaneamente è stato aperto, ma solo per bici, motorette e capre, anche il Paradelà U’uba dove i moruriani vanno a liberare gli uccelli in gabbia. Il tucùl del ragionier Dolimàn non è lontano dal Paradelà U’uba e molti uccelli liberati lo scelgono come dimora. Insomma, come dice il ragionier, all’Atollo di Moruri sono molto previdenti e non resteranno mai senza ponti come capiterà invece a noialtri veronesi se non ci daremo subito da fare per costruirne altri, tanto più che il posto c’è.

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