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Rapina allo Stadio

Presa a calci
e pugni nella sua
parafarmacia

Presa a calci e pugni, buttata a terra e trascinata per i capelli, minacciata con un coltello puntato alla gola, che poi le ha sfregiato la guancia. Meno di minuto di violenza interminabile per la dottoressa Isabella C., 33enne titolare della parafarmacia in via Leonardo da Vinci, in zona Stadio. Era nello studio al piano rialzato al telefono col padre, quando un uomo le si è piazzato davanti dandole un pungo al viso. Il genitore dall’altra parte del capo ha assistito impotente alle urla della figlia, prima che la linea venisse interrotta dalla caduta del cordless. Una lunga serie di vessazioni culminate con la richiesta di consegnare il denaro della cassa e della cassaforte, che nel negozio però non c’è. La rapina è durata cinquanta secondi ma a Isabella sono sembrati interminabili. Poco meno di un minuto in cui nella parafarmacia non è entrato nessuno e nessuno da fuori si è accorto di nulla. Il tutto per 1.200 euro.

L’uomo aveva il volto scoperto ed è tuttora ricercato dai carabinieri. Dalla descrizione fornita ha circa quarant’anni, con accento italiano. «Era entrato circa un’ora prima chiedendo informazioni per un collirio», racconta la donna, «quando poi si è presentato all’ingresso dello studio ha esordito dicendo che aveva cambiato idea e mi ha dato un pugno sul naso. All’inizio non sapevo cosa voleva, non mi ha chiesto subito i soldi, pensavo volesse solo farmi del male». Al suo tentativo di reagire l’aggressore ha estratto un coltello intimandola di consegnargli i soldi e di stare ferma. «Altrimenti ti ammazzo», diceva.

In quei momenti terribili e interminabili il pensiero di Isabella è corso al suo bambino di quattro anni. «Mi ripetevo di stare calma, di non reagire se volevo rivedere mio figlio». Dopo aver prelevato i soldi dalla cassa la violenza non è terminata: l’uomo ha trascinato Isabella attorno al bancone, prendendola per i capelli. Quindi ha prelevato il portafoglio e un astuccio dalla sua borsa ed è scappato. Solo allora lei è riuscita ad allertare i carabinieri e il servizio di vigilanza. Portata in ospedale per accertamenti e medicazioni, il giorno dopo la rapina era di nuovo nella sua parafarmacia, nonostante la frattura al naso, il collare, il taglio sulla guancia e i numerosi lividi. «Dovevo ripulire i locali dal sangue che ho perso, dal naso e dall’orecchio, e dalle ciocche di capelli sparse ovunque», racconta con la sua voce dolce, rivelatrice però del coraggio di una donna che si è dimostrata, suo malgrado, estremamente forte.

Katia Ferraro

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