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Alpino morto nell’incidente

Addio commosso a el Chengio
Duemila persone al funerale

Il trombettiere rende omaggio alla bara di Ferruccio Rossignoli FOTOSERVIZIO DI LUIGI PECORA
Il trombettiere rende omaggio alla bara di Ferruccio Rossignoli FOTOSERVIZIO DI LUIGI PECORA
Funerali dell'alpino Rossignoli (Pecora)

Lacrime e pioggia battente, a tratti, si sono mescolate ieri pomeriggio sui volti di circa duemila persone assiepate in piazza San Lorenzo Martire, a Caldierino, per dare l’addio a Ferruccio Rossignoli, el Chengio, scomparso a 52 anni lunedì corso, a causa di un incidente stradale a Quinto di Valpantena. La salma del capogruppo degli alpini di Caldiero, è stata accompagnata in piazza e al termine del rito anche al camposanto, dalla banda alpina Città di Caldiero, diretta dal maestro Denis Fiorini, dalle autorità militari e civili e da una moltitudine di gagliardetti delle sezioni Ana di tutto l’Est Veronese, con davanti il gonfalone del Comune di Caldiero e il vessillo della sezione provinciale Ana di Verona, portato dal vicepresidente provinciale Maurizio Marchesini.

 

«Sconvolti». Così ha descritto lo stato d’animo dei presenti don Claudio Bonomo, amministratore parrocchiale di Caldierino, che ha concelebrato all’aperto l’eucarestia in piazza assieme al parroco emerito di Caldierino, don Gastone De Togni, al cappellano militare don Maurizio Ferri e a monsignor Dominique, vicario generale della diocesi di Bafatà, in Guinea Bissau. «El Chengio era un alpino fino alle ossa: l’essere alpino costituiva la parte essenziale della sua identità», lo ha descritto don Claudio. «Ha aiutato i giovani e i bambini del paese di Caldierino: ora ci mancherà il suo servizio e il suo sguardo, quegli occhi neri e lucenti». «Questa morte ci ha colto tutti impreparati», ha proseguito nell’omelia don Bonomo. «Lascerà un vuoto grande nella comunità e nella sua famiglia, ma la moglie Ada e il figlio Nicolò avranno l’onore di aver avuto un marito e un padre così».

 

Zeno Martini

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