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«Profughi, serve
una soluzione
europea»

Francesco Castoro con una suora a Kalongo: qui tutti lo chiamano papà
Francesco Castoro con una suora a Kalongo: qui tutti lo chiamano papà
Francesco Castoro con una suora a Kalongo: qui tutti lo chiamano papà
Francesco Castoro con una suora a Kalongo: qui tutti lo chiamano papà

Dal fronte della guerra a quello della pace. Con idee non scontate sulla situazione attuale e sul problema dell’immigrazione. Francesco Castoro ha una barba bianca da vecchio saggio, uno sguardo furbo e un passato non comune. Una carriera dell’aviazione militare come tecnico meccanico dei caccia, questo vulcanico pugliese, cambia vita e finisce a lavorare nell’ ufficio di un commercialista in Veneto. Poi la scelta dell’Africa. In Uganda a Gulu, poi contabile a Kalongo e infine braccio destro del vescovo di una diocesi ancor più remota del Paese. E’ di passaggio. Ogni tanto infatti torna qui, all’ospedale dove tutti lo chiamano papà. Camminiamo e a ogni angolo un saluto commosso e un abbraccio. Le donne gli sorridono: «Ciao papà». «Vengo da una regione dove fino a poco tempo fa gli uomini giravano nudi, vestiti solo di Kalashnikov. Oggi si mettono una specie di drappo per coprirsi un poco, ma restano con l’indole di tribù bellicosa che era un tempo».

 

«Ormai è una vita che sono in Africa. Molti anni fa sono arrivato in questo ospedale chiamato in un momento in cui c’erano da mettere a posto i conti. Il lavoro è stato subito appagante: dalla buona gestione nasce l’ordine, la stabilità dell’ospedale e dunque l’efficacia delle cure». Ci mostra una foto in cui abbraccia Papa Francesco durante la recente visita in Africa: «Sono i privilegi della mia professione». Ride, ma si fa serio quando gli chiediamo cosa pensi della situazione che si è creata lungo le coste italiane. E qui arriva una risposta che a queste latitudini non ti aspetti.

«INTANTO una premessa - dice - l’occidente ha spremuto l’Africa come un limone. E ancora adesso in Occidente si considera questo continente solo come una grande miniera di risorse naturali ed energetiche che si possono prendere gratis. E dunque la colpa di questo sfacelo è nostra». «Prendiamo il Congo, un Paese potenzialmente ricchissimo. La gente - sottolinea - potrebbe vivere bene. Invece le risorse energetiche diventano una maledizione. Ora poi che hanno scoperto nel greto dei fiumi una polvere che fa da superconduttore per i microchip la situazione non migliorerà». «E sia chiaro, io penso che noi dobbiamo accogliere. Che facciamo, li lasciamo annegare in mare? Detto questo però la critica a certe ong è giusta. E guardi che io conosco bene il tema, avendo lavorato fianco a fianco con loro per anni. Inutile fingere di non vedere: ormai la tratta degli esseri umani è in mano alla criminalità organizzata». Prende fiato: «Bisognerebbe controllare bene cosa avviene in Mediterraneo. Non parlo dei poveri volontari che lo fanno spinti dall’ideale ma di chi muove i fili». «Fingere di non vedere produce danni. Come pure incolpare l’Italia rispetto a un problema che va affrontato a livello europeo». Anche Castoro è convinto che la soluzione sta «nell’Africa che si salva con l’Africa». «Torno raramente in Italia, Una volta all’anno solo per vedere mia madre. Devo confessare che non mi ci ritrovo più. Presto comprerò un pezzo di terra da queste parti. Qui sto bene. Se riesplode la guerra? Cerco di essere un buon cristiano, confido che qualcosa di buono succederà sempre». •

M.Cat.

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