<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Rivoluzione gialloblù

Veterani congedati:
Gobbi e Dainelli
salutano il Chievo

Rivoluzione gialloblù
Gobbi e Dainelli in azione
Gobbi e Dainelli in azione
Gobbi e Dainelli in azione
Gobbi e Dainelli in azione

C’è un momento per tutto. Anche per gli addii. Prima o poi arrivano anche quelli. La storia di Dario Dainelli e Massimo Gobbi è finita. Il Chievo ha deciso. A malincuore ma la vera ricostruzione da una parte o dall’altra doveva pur cominciare. Anche se quei due, numeri alla mano, significano 841 presenze in Serie A. Dainelli, fra quelli in attività, con 446 è il primo assoluto dopo l’addio all’Italia di Buffon. Gobbi il settimo con 395 dopo De Rossi, il compagno Pellissier, Handanovic, Quagliarella ed Hamsik. La porta s’è chiusa piano, con delicatezza, quasi senza far rumore. Questione di rispetto. Ci sono attimi in cui però bisogna esser freddi, seppur con infinito garbo.

 

LE MOSSE. Ha parlato chiaro il Chievo. Il cordone ombelicale doveva pur essere spezzato, quel filo col presente che sapeva molto di passato. Bellissimo, ma niente dura per sempre. Dainelli è stato un gigante d’Italia. Ormai fra i padroni di Veronello, quindi anche un po’ spiazzato quando ha saputo l’amara verità. Ma continuare con chi domani avrà 39 anni e per di più in scadenza fra tre settimane sarebbe stata una mossa quasi contro natura. E contro logica. Tanto più con l’ormai trentaseienne Cesar e il quasi trentasettenne Gamberini ancora sotto contratto. Il Chievo ha fatto valere analoga regola per Gobbi, meraviglioso esempio di professionalità ed attaccamento. Con Dainelli figlio della Fiorentina protagonista anche in Champions, nelle serate trascorse ad inseguire Fernando Torres, Robben, Ribery e il giovanissimo Benzema.

 

PUNTO LIMITE. L’analisi è stata profonda, attentissima, quasi maniacale. Enciclopedico l’ultimo Dainelli. Di altro livello. Come quello che per tante volte ha avuto il potere di far sparire col Chievo i lampi di Icardi, le corse di Immobile, la forza di Dzeko. A guardare negli occhi Higuain, a far capire a Belotti che nonostante un passo diverso lui sarebbe arrivato prima, a non abboccare praticamente mai ad una finta di Mertens e Tevez. Opere d’arte in punta di piedi come se fosse a piazza Strozzi, pieno centro della sua Firenze, davanti al suo locale aperto con Spalletti e Gilardino. Dove tutto fa calcio. Incastrata in un tavolo, a sinistra appena entri, c’è la sua maglietta numero tre della Viola. Venerata da molti fiorentini più di quelle dei campionissimi. Leggenda autentica, alimentata anche al Chievo con 168 partite da gennaio del 2012 all’ultima regale prestazione col Benevento. A volte perfetto, altre col peso degli anni addosso. Dainelli fu chiamato a favorire un altro ricambio in difesa, perché sei anni e mezzo fa Mandelli era ormai all’ultimo chilometro e in più serviva un maestro vero per educare il giovane Acerbi. La foto del gol a Cagliari che l’11 maggio 2014 valse la salvezza troneggia fiera fra le pareti della sede di via Galvani. Solo una delle sue tante perle di una spettacolare carriera che non terminerà a Veronello. Di questi tempi un Dainelli libero fa gola a tanti. E lui di smettere non ha voglia.

 

ETERNO GRAZIE. Dura salutare Dainelli, complicato anche abbracciare per l’ultima volta Gobbi. Mai sotto le ventiquattro presenze nelle tre annate di Chievo, di fatto sempre solo a sinistra. Senza mai una vera alternativa. Finita la staffetta fra Biraghi e Zukanovic il posto è stato solo suo. Un modello, ancora scattante anche se una volta era diverso. D’altronde il 31 ottobre gli anni saranno 38 e da quella parte s’è già deciso di puntare su Jaroszynski. Storica rimarrà la sua catena mancina con Hetemaj, un altro di quelli in bilico ma non per l’età. La Spal lo vuole, la Turchia anche. Il Chievo gli parlerà presto, forte della proposta di un biennale che potrebbe restare anche a metà strada. Ha fatto tanto Gobbi. Anche un gol, l’unico, proprio al suo Cagliari. Là dove tutto era partito. Anche Gobbi, come Dainelli, vuole ancora correre. Magari al Parma, magari proprio a Cagliari. Dov’è già stato guadagnando l’altissima considerazione conquistata poi pure a Veronello.

 

MIO CAPITANO. Un anno di contratto. Dovrebbe finire così con Sergio Pellissier, anche se un incontro ancora non c’è stato dopo la fine del campionato. Il suo peso specifico però è talmente alto che supera ogni apparente freno. Al di là del campo, oltre i 39 anni, oltre il peso che avrà nel prossimo Chievo di D’Anna. L’intenzione è quella di continuare insieme, idea da far coincidere anche con quella del capitano che dal canto suo vorrebbe quella considerazione che nell’ultima stagione non sente di aver avuto fino in fondo. Calcolando però che il Chievo là davanti punterà su Stepinski, ha in mano Djordjevic e probabilmente riuscirà a strappare alla Juve il prestito di Favilli. La partita la giocherà in prima persona il presidente Luca Campedelli. Senza agenti perché Pellissier da Oscar Damiani s’è ormai staccato. Senza nessuno attorno. Soltanto loro due. •

Alessandro De Pietro

Suggerimenti