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ALLE URNE

Pd, primarie
il 30 aprile: no
elezioni a giugno

Andrea Orlando: sul suo nome possibile un ricompattamento Pd
Andrea Orlando: sul suo nome possibile un ricompattamento Pd
Andrea Orlando: sul suo nome possibile un ricompattamento Pd
Andrea Orlando: sul suo nome possibile un ricompattamento Pd

Dopo un braccio di ferro di 48 ore, il Pd trova il compromesso che mette d’accordo tutti i candidati: le primarie, che sceglieranno il nuovo leader del Pd, saranno il 30 aprile. Con 104 sì, 3 voti contrari e 2 astenuti, la direzione alza il sipario sul congresso a meno di una settimana dall’assemblea che ha segnato la scissione del Pd. «Il partito c’è», esulta soddisfatto con i suoi Matteo Renzi, di rientro dalla California, sottolineando come si sia trovata una soluzione comune senza forzature né corse.

 

Renzi, che immagina una «campagna corale» molto sui territori, crede che la candidatura del Guardasigilli gli faccia gioco: magari toglierà voti a sinistra ma dimostrerà all’esterno che la Ditta non è andata via con Bersani e D’Alema. Orlando, che in caso di vittoria punta a provare a ricompattare il partito (con D’Alema che apre: «Con lui segretario si potrebbe tornare al dialogo») mette in fila i punti di distanza dall’ex segretario: giudica «difficile» un’alleanza elettorale con Ncd e contesta uno dei pilastri dell’era renziana, il doppio ruolo premier-segretario: «Difficile che il segretario del partito di maggioranza relativa sia anche il premier». Una separazione che Renzi non prende neanche in considerazione. Anche perché le primarie il 30 aprile rendono impossibili le elezioni politiche a giugno.

Una certezza che fa arrabbiare Grillo: «Applausi al Pd che è riuscito a rinviare le elezioni a dopo agosto per intascarsi le pensioni d’oro».

A sinistra del Pd, invece, Rossi e Speranza oggi presenteranno la nuova «cosa», con la «benedizione» di Bersani e D’Alema e la collaborazione di Arturo Scotto, che ha lasciato Si.

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