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E' iniziata oggi in piazza Montecitorio la prima giornata del sit-in di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil contro la reintroduzione dei buoni lavoro in agricoltura nel Decreto Dignità. Alcune centinaia di manifestanti guidati dalle sigle sindacali del comparto agricolo, hanno deciso di restare in presidio per i prossimi tre giorni in segno di protesta alla decisione del governo. "I voucher in agricoltura ancora ci sono e sono limitati ai lavoratori disoccupati e pensionati, introdurlo nell'intero settore per tutti significa aumentare il precariato in agricoltura e il lavoro nero", denuncia Carmelo Vincenzo segretario regionale FAI-CISL Basilicata. Tra i presenti anche un giovani congolese, Alì, che per sei mesi all'anno lavora come bracciante a Borgo Mezzanone, nella provincia di Foggia: "Voglio solo essere considerato come tutti gli altri, voglio un contratto. Noi ragazzi di colore lavoriamo a due euro l'ora, siamo più di undicimila ragazzi e solo in duecento hanno un contratto".di Martina Martelloni

Voucher, lavoratori agricoli in piazza Montecitorio: "Nessuna tutela contro precariato e caporalato"

E' iniziata oggi in piazza Montecitorio la prima giornata del sit-in di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil contro la reintroduzione dei buoni lavoro in agricoltura nel Decreto Dignità. Alcune centinaia di manifestanti guidati dalle sigle sindacali del comparto agricolo, hanno deciso di restare in presidio per i prossimi tre giorni in segno di protesta alla decisione del governo. "I voucher in agricoltura ancora ci sono e sono limitati ai lavoratori disoccupati e pensionati, introdurlo nell'intero settore per tutti significa aumentare il precariato in agricoltura e il lavoro nero", denuncia Carmelo Vincenzo segretario regionale FAI-CISL Basilicata. Tra i presenti anche un giovani congolese, Alì, che per sei mesi all'anno lavora come bracciante a Borgo Mezzanone, nella provincia di Foggia: "Voglio solo essere considerato come tutti gli altri, voglio un contratto. Noi ragazzi di colore lavoriamo a due euro l'ora, siamo più di undicimila ragazzi e solo in duecento hanno un contratto".di Martina Martelloni