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E a 16 anni Sboarina
prese il posto dell’Hellas

In piedi, quarto da sinistra, Federico Sboarina, con la maglia del Verona nel 1987
In piedi, quarto da sinistra, Federico Sboarina, con la maglia del Verona nel 1987
In piedi, quarto da sinistra, Federico Sboarina, con la maglia del Verona nel 1987
In piedi, quarto da sinistra, Federico Sboarina, con la maglia del Verona nel 1987

L'ARTICOLO USCITO IL 5 LUGLIO 2008 SU L'ARENA

 

Svizzera, cantone francese, anno ’87. La formazione giovanile dell’Alba Borgo Roma partecipa ad un triangolare, sostituendo i cugini dell’Hellas Verona, impegnati in altre manifestazioni. Fra i giocatori in posa, Federico Sboarina (al centro in piedi), allora sedicenne fiero di vestire la maglia della Ricoh, oggi assessore allo sport del Comune di Verona. «Erano gli anni d’oro dell’Hellas e ci capitava di presentarci ai vari tornei per nome e per conto delle sue giovanili -ricorda–.Tra il club veronesi ci sentivamo i migliori, potevamo goderci qualche sogno in più di approdare in gialloblù. I nostri dirigenti ci chiamavano all’ultimo momento, abbandonavamo studio o lavoro, presentandoci al raduno con l’effervescenza che ci dava la maglia del Verona. Con l’Alba vincemmo il titolo provinciale Under18».

 

Sboarina iniziò alle elementari con la «Zai»; lo scorso anno con gli Amatori Catena Beach ha sfidato prima la formazione femminile del Bardolino per festeggiare lo scudetto, poi il Rio Valli del sindaco Flavio Tosi che segnò due gol. «Il pallone è sempre stata la mia passione, lasciai negli anni dell’università, ma ripresi a 24anni. Il ricordo più bello è legato alle elementari, quando finito di giocare facevamo tappa al “baretto” per la classica spuma e patatine, per poi riprendere, anche con un pallone sgonfio. In quinta, la scuola organizzò un torneo sul campetto vicino San Giacomo: noi delle “Pantere Rosa” vincemmo, facendoci un nome fra i coetanei della scuola e del quartiere».

 

Sport e politica dove si incontrano, Sboarina? L’assessore ne è sicuro: «Nei valori, quelli che mi diedero per prima la mia famiglia e poi gli insegnanti e i dirigenti. Ho avuto bravi maestri e amavo stare fra la gente. Anche se ogni stagione la squadra cambiava, riuscivo a sentirmi sempre a mio agio. Ero indipendente e intraprendente, partivo con la mia bicie passavo a chiamare gli amici. Quei ricordi mi servono oggi per ribadire in ogni occasione, la vera dimensione che deve avere lo sport: il divertimento puro, lo spirito di sacrificio, la collaborazione fra compagni e saper arrangiarsi. Da adulto ho imparato ad apprezzare le altre discipline, ciclismo, basket, pallavolo, nuoto,atletica ma fu il mio partito a chiedere la delega allo sport. Da rappresentante, porto la mia esperienza che si fonda sui valori veri che servono per trasformare il ragazzo in un uomo».

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