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ARENA TUTTA ESAURITA

L’urlo Negramaro
«Ciao Verona
sei tu la mia città»

I Negramaro accendono l'Arena (Video Sambugaro)

Non stupitevi se qualche amico o collega di ufficio oggi sarà senza voce o soffrirà di raucedine: potrebbe essere un indizio, potreste chiedergli se ieri sera è stato in Arena al concerto dei Negramaro. A cantare a squarciagola, insieme a Giuliano Sangiorgi, Meraviglioso o Nuvole e lenzuola. Come fai a non unirti al coro, anche se l’umidità lo sconsiglia?

I «live» della band salentina, d’altronde, prevedono che il pubblico abbia un ruolo di primo piano nello show. Quasi una liturgia: seduti, alzati, «mani ancora più su», sollecita Giuliano, il celebrante. Con la platea che si scalda ancor più delle gradinate, sin dall’ ingresso in scena di Sangiorgi & C.: giù si balla, ai piani superiori si ondeggia, in una simil-ola.

Gli spettatori sono bombardati dalle immagini e dalla visione del «boat dirigibile» che cala su di loro e introduce al concerto conclusivo della parte parte invernale e primaverile del «La rivoluzione sta arrivando Tour». Si accordano con Giuliano e lo accompagnano in Sei tu la mia città, il brano che apre gli spettacoli del tour legato all’ultimo disco, e Posto dei santi, canzone che più italiana di così, nel testo, non potrebbe essere.

Poi un magma, una colata incendiaria che scende dal vulcano Negramaro: prima emerge la voce di Sangiorgi, scavalcata poi dalla potenza della strumentazione, che a sua volta lascia lo spazio al coro. Un flusso di voci e suoni che si mescolano, riemergono e tornano sotto, come un’onda in procinto di riversarsi su una spiaggia.

Lo stesso effetto fanno le immagini, mai nitide, mai dettagliate, a parte l’animazione iniziale. Un gioco di specchi, di riflessi, cubi di luce che calano dall’alto, si dissolvono per lasciare spazio ad altre figure, senza mai mostrare sagome e forme dei Negramaro. Uno show voluto, che si riversa sul pubblico che non chiede altro, facendosi stordire negli pupille oltre che nelle orecchie.

Peccato non ci siano schermi laterali, che restituiscano ai fan Giuliano e la band nel loro modo di cantare e di suonare, quasi si volesse creare un muro, una cortina tra il pubblico e i Negramaro.

Ma Tutto qui accade: il basso di Ermanno Carlà e le percussioni di Danilo Tasco trascinano in ritmi martellanti, da «disco» e la voce di Sangiorgi riporta a lidi più meditativi, dando tregua alle gole dei fan.

Tutto è studiato, ma nulla è atteggiato: i Negramaro credono in ciò che fanno, nella loro musica travolgente. Professionisti anche nell’improvvisazione. L’Arena li ricambia con il suo entusiasmo e il boato che risponde a Sangiorgi quando urla «Sei tu la mia città, Verona sei tu la mia città».

Andrea Sambugaro

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