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Rischio crolli dopo il rogo
Indagini: molte le ipotesi

QUESTIONE DI SICUREZZA. I muri rimasti in piedi non sono sicuri. I proprietari hanno inviato sul posto un ingegnere. Gli inquirenti seguono varie piste. A cominciare dall'uomo uscito dallo stabile in fiamme. I pompieri: «Le facciate avvolte da gabbie di ferro, come quelle utilizzate a L'Aquila»
 La palazzina di tre piani in via Cantore già parzialmente liberata dalle travi dopo il primo intervento dei vigili del fuoco
La palazzina di tre piani in via Cantore già parzialmente liberata dalle travi dopo il primo intervento dei vigili del fuoco
 La palazzina di tre piani in via Cantore già parzialmente liberata dalle travi dopo il primo intervento dei vigili del fuoco
La palazzina di tre piani in via Cantore già parzialmente liberata dalle travi dopo il primo intervento dei vigili del fuoco

VIDEO (Youreporter).  LE FOTO Verona. Hanno abbattuto le travi in legno che restavano in bilico, come monconi anneriti, sulle putrelle di ferro contorte dal fuoco. Hanno tolto ogni parte pericolante, porzioni di pareti in equilibrio precario, resti carbonizzati di serrande, imposte e calcinacci.
Il lungo lavoro dei vigili del fuoco, iniziato la notte dell'incendio con lo spegnimento, si è concluso ieri, con un primo intervento di messa in sicurezza. Ma le operazioni non terminano certo qui. Del palazzo di quattro piani in via Cantore, sede dell'omonima pizzeria al pianterreno, non restano che i quattro muri perimetrali, eppure anche quelli sono pericolanti. Percorsi dai crepi, sono stati minati dalla trazione esercitata dalle grosse travi metalliche, ristrette e riallungate dal contrasto tra il calore dell'incendio e il freddo dell'acqua usata per spegnerlo. L'edificio è chiaramente irrecuperabile e la demolizione sembra inevitabile.
«Il nostro lavoro è finito. Adesso spetta al Comune e ai proprietari decidere come procedere. L'ipotesi, per il momento, è di porre una gabbia metallica sulla facciata del palazzo, metodo utilizzato dopo il terremoto dell'Aquila», spiega il caposquadra dei vigili del fuoco Flavio Pasquali, che ieri ha effettato con i suoi uomini le prime operazioni di sicurezza. Ma la gabbia di contenimento è ancora solo un'ipotesi, appunto, perché le modalità di intervento si stanno definendo in queste ore, sulla base dei rilievi sulle condizioni di stabilità dell'edificio.
Si pensa anche di demolire, all'inizio, un solo lato dell'edificio, per consentire l'opera di svuotamento dalle macerie. In tarda mattinata, si sono radunati sul luogo anche l'assessore Alessandro Montagna, accompagnato da un tecnico del Comune, e l'ingegnere Alberto Sartori, incaricato di effettuare le verifiche per conto dei proprietari del palazzo. Quest'ultimo è cauto: «Il lavoro non verrà affrontato con faciloneria, e i tempi non si preannunciano brevi, anche se è troppo presto per stabilire delle date e anche per fare la stima dei danni», afferma Sartori. «Stiamo visionando inoltre foto e filmati effettuati dai vigili del fuoco».
Montagna ribadisce che «il Comune lavorerà per venire incontro alle esigenze dei negozianti vicini, ma allo stesso tempo per garantire l'incolumità dei cittadini, cioè la cosa più importante».
Ma perché i tre piani sopra la pizzeria erano chiusi da decenni? «Quegli spazi erano destinati alla ristrutturazione per creare appartamenti. Ma poi si è verificata una fase di interruzione dovuta alla necessità di modificare alcune parti del progetto», spiega Sartori. E, riferisce un dipendente dell'ex pizzeria, il piano sopra il locale era parzialmente utilizzato come deposito di sedie e tavolini.
L'Agsm ha isolato l'edificio dalla rete del gas e, a parte le pareti perimetrali, oggetto dei prossimi interventi, non ci sono altri elementi di pericolo. Non è tranquilla, però, Monica Maran, titolare del bed & breakfast adiacente al palazzo bruciato. Uno dei muri rimasti in piedi, infatti, combacia con la sua proprietà: «Non voglio immaginare cosa succederà durante la demolizione. Intanto io ho già molte prenotazioni di pernottamento in occasione della prossima fiera, il Samoter, ma se qui intorno le strade resteranno bloccate ci saranno gravi disagi».

Lorenza Costantino

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