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IL CASO CHE SCUOTE IL VOTO

Il vescovo: «Chiedo scusa
alla Chiesa e per polemiche»

Il vescovo Giuseppe Zenti, 68 anni, sostiene i temi del sociale debole e delle scuole paritarie
Il vescovo Giuseppe Zenti, 68 anni, sostiene i temi del sociale debole e delle scuole paritarie
Il vescovo Giuseppe Zenti, 68 anni, sostiene i temi del sociale debole e delle scuole paritarie
Il vescovo Giuseppe Zenti, 68 anni, sostiene i temi del sociale debole e delle scuole paritarie

VERONA. Il vescovo Giuseppe Zenti ora si scusa con la Chiesa per il caso-Lavarini. Cioè il polverone seguito alla presentazione, il 5 maggio, della candidatura al Consiglio regionale di Monica Lavarini, per la Lista Zaia, apparsa subito come in pista con ampio sostegno di mondi cattolici diocesani.
La Lavarini, come riportava L'Arena il giorno successivo, il 6 maggio, si era presentata con la presidente dell'Unitalsi e con un membro dell'ufficio scuola diocesano. Ma riferivamo già allora anche di sostegni di vertici della curia e di un documento ufficiale che si stava elaborando. E il documento è la duplice lettera inviata giovedì e poi stoppata in serata a oltre quattrocento insegnanti di religione cattolica, in cui all'aiuto ai poveri e alla scuola cattolica si aggiungeva un testo per segnalare, appunto, la condivisione del programma della Lavarini. Ed è scoppiato un polverone.
Il tema vero è però quello del rapporto fra Chiesa e politica. O, se si vuole, fra Chiesa e politici. Tanto più nel momento delle elezioni, come le regionali del 31 maggio. Giusto, per chi ha incarichi di vertice nella Chiesa, fare solo appelli su temi cari al mondo cattolico invitando i politici ad attivarsi, o anche segnalare candidati? Di questo si discute in questi giorni in città e provincia. Della lettera del vescovo Giuseppe Zenti agli insegnanti di religione — stoppata, ma già letta da migliaia di persone — in cui oltre a chiedere ai candidati attenzione sui bisogni dei poveri e delle scuole paritarie cattoliche, Zenti indicava il programma della Lavarini, leghista, ma candidata nella lista civica Zaia presidente.
Nell'intervista pubblicata dal nostro giornale ieri, a fianco di articoli che davano conto delle furibonde polemiche scoppiate nel mondo politico, Zenti affermava fra l'altro di aver stoppato la lettera ai docenti «per evitare polemiche». Ma illustrava anche le ragioni che l'avevano portato a scrivere il documento, «sostenere il sociale debole e le scuole paritarie cattoliche», e a indicare la Lavarini: aveva fatto proposte su quegli argomenti e per questo Zenti ha ritenuto di segnalarle. «Avrei agito così anche per altri, se l'avessero fatto, come ho scritto ai docenti». Ieri però Zenti ha commentato ancora la vicenda: «Mi scuso con la Chiesa veronese e con altre persone per le polemiche», spiega il vescovo in un'intervista a Rai 3 Veneto, «ma ribadisco che il mio obiettivo era suscitare interesse sui poveri, sulla disabilità e in particolare sull'autismo, sulla disoccupazione. Non ho candidato nessuno, volevo solo individuare programmi e ho segnalato chi me li ha presentati. Spero che tanti altri candidati si facciano avanti con altre proposte, su questi temi e io li segnalerò. Anche pubblicamente».
Zenti comunque auspica che «le elezioni non portino veleni. Non siamo in guerra. Ma io chiedo: chi si è candidato per le regionali lo fa per le poltrone o per il bene della gente? Se lo chiedano, i candidati, e lo dimostrino con i programmi».
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Enrico Giardini

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