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SOS ABITAZIONE

Mutui inarrivabili, affitti boom: a Verona ora è emergenza casa

di Francesca Lorandi
La rata media per chi acquista è cresciuta del 42,4% in 16 mesi. Adico: «A rischio default 4.500 giovani». In città e provincia canoni mediamente saliti del 17,2% in 12 mesi (660 euro per un bilocale di circa 60 metri).
Mutui in crescita, affitti introvabili L’emergenza casa si fa sentire anche nella provincia di Verona
Mutui in crescita, affitti introvabili L’emergenza casa si fa sentire anche nella provincia di Verona
Mutui in crescita, affitti introvabili L’emergenza casa si fa sentire anche nella provincia di Verona
Mutui in crescita, affitti introvabili L’emergenza casa si fa sentire anche nella provincia di Verona

Si infiamma la rata del mutuo variabile. L’ennesimo rialzo del costo del denaro, arrivato al 3,75%, è una batosta per le 60.700 famiglie veronesi che il mutuo lo hanno già contratto, optando per il tasso variabile, quello cioè protagonista della scalata iniziata nel gennaio del 2022.

Un dato per rendere l’idea: chi allora pagava una rata di 615 euro, stando a una simulazione realizzata dall’associazione consumatori Adico, oggi deve sborsare 1.067 euro. Il 42,3% in più. Un problema per le famiglie che devono far fronte, ogni mese, a questa impennata. Un problema anche per quelle intenzionate ad acquistare una casa e, di conseguenza, ad aprire il mutuo e che oggi non si trovano più nelle condizioni di poterlo fare, perché il rapporto rata/reddito è diventato troppo alto. La conseguenza? Si opta per l’affitto. Quando si può: perché la domanda altissima a fronte di un’offerta che scarseggia, anche a Verona, ha determinato un incremento dei prezzi. Inarrivabili, anche in questo caso, per molti. 

Mutui alle stelle

L’associazione dei consumatori Adico ha analizzato l’impatto dell’aumento dei tassi su quelle 60.700 famiglie veronesi che da quindici mesi assistono con terrore al continuo aumento dei tassi da parte della Bce. L’associazione ha quindi preso in considerazione un mutuo medio veronese, pari a 145mila euro, a tasso variabile e da restituire in 25 anni. E ha analizzato gli aumenti iniziati nel gennaio dello scorso anno quando chi aveva una rata di 615 euro (la media di Verona presa in esame per lo studio) ha dovuto affrontare un primo incremento dello 0,50%, quindi di 60 euro, che l’ha portata a 675 euro.

Il problema è arrivato con tutti gli aumenti successivi: 91 euro nel settembre scorso, altri 91 a ottobre, 60 euro a dicembre (e intanto la rata era salita a 917 euro), altri 60 euro a gennaio e altrettanti a marzo, quando la rata mensile è arrivata a 1.037 euro. Nei giorni scorsi l’ultima batosta: un nuovo aumento dei tassi dello 0,25%, un incremento di 30 euro tale da portare la rata a 1.067 euro. In 16 mesi, 452 euro in più: +42,4%. 

 

 

Oltre 4mila famiglie a rischio default

«La principale preoccupazione», commenta Carlo Garofolini, presidente di Adico, «va alle giovani coppie under 35 con mutuo prima casa a tasso variabile. Sono circa 4 mila e 500 famiglie in provincia che, in genere, possono fare affidamento su due stipendi che quanto vanno bene arrivano a 1.500 euro netti l'uno. Per loro la rata che prima aggrediva un quinto dello stipendio ora va a eroderne un terzo. Tutte queste persone», mette in allarme Garofolini, «sono a rischio default, il che significa rate saltate, segnalazione alla centrale rischi, rischio pignoramento della casa». 

Anche l'affitto è in aumento

L’alternativa è l’affitto? Forse poteva esserlo in passato. Oggi la situazione è cambiata, per due ragioni: il prezzo è la mancanza di offerta. Partendo dalla prima, ecco alcuni numeri: affittare un bilocale da 60 metri quadri in provincia costa in media 660 euro, 800 se si sceglie il centro storico di Verona. Ma in una superficie del genere più di due persone faticano a starci e se c’è (almeno) un figlio sono necessarie metrature più grandi. Ecco allora che un trilocale da 80 metri quadri, in media nel Veronese, arriva a 890 euro, quasi 1.100 se si vuole vivere tra le mura antiche della città. Cifre alte, in termini assoluti. Altissime se ci confrontano con quelle di dodici mesi fa, quando un bilocale in provincia costava mediamente 570 euro, e 670 euro nella città antica mentre chi optava per un trilocale doveva sborsare in media 760 euro in provincia e 928 euro in centro storico. 

Detta in altri termini, gli affitti al metro quadro nel giro di un anno sono aumentati del 17,2% in provincia, del 14,2% in città, del 14,6% in centro storico. Diventando un obiettivo sempre più lontano da chi, non potendo acquistare una casa, opta per una casa in locazione. Ma, a fronte di salari rimasti al palo e a un’inflazione galoppante, anche questa soluzione si fa sempre più complessa. Per le famiglie, per i single, per gli studenti.

Le cause

Quando la domanda è alta (anzi altissima, come in questo periodo) e l’offerta latita, i prezzi schizzano in alto. È la legge del mercato. E le richieste, oggi, sono da record: single e famiglie che fino a dodici mesi fa potevano permettersi un mutuo ora, a causa del rialzo dei tassi, devono ripiegare su un affitto. «Che non si trova», conferma Marco Montresor, alla guida del Sunia Verona, il sindacato inquilini.

Le motivazioni, spiega, sono diverse: «Chi ha ristrutturato un’abitazione destinata alla locazione ha deciso di alzare il prezzo dell’affitto come se dovesse ripagarsi quei lavori che invece, grazie ai bonus, sono stati finanziati dallo Stato. Poi molti optano per l’affitto turistico, che dura meno, garantisce un guadagno alto e tiene lontano il rischio di morosità. Vediamo anche molte case che restano chiuse: non sono né in vendita né in locazione. Si preferisce lasciarle così: inutilizzate». 

Le possibili soluzioni

Le soluzioni Montresor ne mette alcune sul tavolo. «Andrebbe ripristinato il Fondo di sostegno all’affitto e quello per morosità incolpevole (il ddl Bilancio 2023 non li ha finanziati), non per agevolare gli inquilini che vogliono fare i furbi ma per tutelare i proprietari. Dovrebbe poi essere garantita una tassazione inferiore o delle agevolazioni a chi sceglie di affittare un alloggio a uso residenziale anziché turistico, al fine di incentivare a mettere a disposizione la propria casa a una famiglia anziché al turista». 

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