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Bossi-Tosi, slitta l'incontro verità

CARROCCIO NELLA BUFERA. Il Senatur lo aveva invitato a Milano nella sede di via Bellerio per un chiarimento dopo gli insulti. Il sindaco è negli Usa e rientrerà mercoledì. Se ne riparlerà più avanti. I leghisti: «C'è aria pesante»
Flavio Tosi e Umberto Bossi a braccetto: era il 2008
Flavio Tosi e Umberto Bossi a braccetto: era il 2008
Flavio Tosi e Umberto Bossi a braccetto: era il 2008
Flavio Tosi e Umberto Bossi a braccetto: era il 2008

Verona. «Credetemi, l'aria è davvero molto pesante, cercano solo l'appiglio per buttar fuori Tosi e chi la pensa come lui». A descrivere un clima interno da purghe staliniane è un esponente del Carroccio scaligero, amministratore in un Comune della provincia.
«Pensare ad un Tosi fuori dalla Lega», continua l'amministratore che chiede l'anonimato per paura di ritorsioni, «è impensabile ma la fiducia nei confronti di Flavio», giura, «non ne risentirebbe, basta guardare i vari forum su Facebook: tutti gli riconoscono il coraggio di esporre le proprie idee nonostante il bavaglio che hanno cercato di imporgli».
Gli avversari di Tosi, intanto, tentano di smussare gli spigoli. «Lunedì a Milano - ma Tosi non potrà esserci perché tornerà dagli Stati Uniti mercoledì prossimo - non ci sarà nessun processo, Bossi e Tosi affronteranno questioni rimaste aperte», assicura uno degli uomini più vicini al Senatur, «ma alla fine chi dovrà decidere deciderà e nella Lega è il segretario federale che decide».
Resta così da capire se l'invito di Bossi a Tosi per lunedì a Milano, che cade nel vuoto per la trasferta americana, sottintende, dopo i pesanti insulti ricevuti dal sindaco, un faccia a faccia chiarificatore nella sede di via Bellerio o un processo davanti al Consiglio federale della Lega e ai fedelissimi del Senatur. Per questo i rapporti tra il cosiddetto Cerchio magico, e i maroniani-tosiani rimangono più che mai tesi. Si parla perfino di una lista di proscrizione con decine di nomi di presunti «eretici» sui quali sarebbe pronta a calare la mannaia.
Il fatto è che Bossi ha dimostrato in questa occasione di non avere pienamente la situazione sotto controllo e che forse gli fanno più danno i «lealisti» che un ribelle come Tosi che, conferma Datamonitor ieri, è il secondo sindaco più popolare in Italia così come il governatore della Regione Luca Zaia è il primo in assoluto. Può la Lega farne a meno?
Lo scontro in casa leghista doveva essere al centro di Porta a Porta ieri sera ma poi Bruno Vespa ha dedicato la puntata alla fine di Gheddafi. Scontro che invece è al centro dell'attenzione a Palazzo Barbieri. «La maggioranza non ne risentirà», dice il vicesindaco Vito Giacino (Pdl) la maggioranza che amministra Palazzo Barbieri non ne risentirà. «Non conosco le questioni interne alla Lega, ma non mi preoccupano», fa sapere il vicesindaco, «perché dal punto di vista amministrativo attorno al sindaco Tosi c'è una maggioranza granitica. Inoltre tocchiamo con mano ogni giorno il consenso dei cittadini nei confronti di Tosi e della nostra amministrazione e questo è quello che conta».
Uno dei primi a solidarizzare con il collega veronese era stato il sindaco di Varese Attilio Fontana: «Tosi è uno dei nostri uomini migliori». Alla schiera dei critici, invece, dopo il sottosegretario veronese Francesca Martini, si aggiunge l'europarlamentare Mario Borghezio, da poco rientrato sotto le insegne di Alberto da Giussano dopo l'espulsione di tre mesi per aver definito «buone, in qualche caso ottime» le idee di Anders Breivik, il 32enne norvegese autore della strage di Utoya. Ora sentenzia: «Il capo ha sempre ragione. Bossi è come un papà severo e un bello schiaffone a Tosi può fare solo bene».
Sul caso interviene da Timisoara, in Romania, anche il ministro ai Beni culturali ed ex presidente della Regione Giancarlo Galan. «È il sintomo», commenta l'esponente di governo, «che un partito, anche come la Lega, non può essere sempre monolitico. E poi», aggiunge, «usare quegli appellativi da parte del segretario federale della Lega... Sarebbe stato come se Berlusconi mi avesse dato dello stronzo. Devo anche dire che Tosi è stato per tre anni il mio assessore alla sanità ed è stato proprio bravo, magari duro, ma sempre corretto. Non voglio schierarmi», conclude, «ma dispiace che si finisca a offese. Credo sia, però, un modo abituale di gestire i rapporti dalle parti della Lega». E.S.

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