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Alba di paura in centro
Fuoco divora un palazzo

VIDEO (Youreporter).  LE FOTO IN VIA CANTORE. Nessun ferito. Tutto distrutto: in piedi solo i muri perimetrali. Pompieri al lavoro per tutto il giorno. Le fiamme si sono propagate  da un appartamento disabitato. Edificio ridotto a scheletro: in fumo il ristorante pizzeria
Fuoco e fiamme nel palazzo
Fuoco e fiamme nel palazzo
Fuoco e fiamme nel palazzo
Fuoco e fiamme nel palazzo

Verona. L'inferno in centro scoppia in piena notte, preceduto da un rumore sottile che fa tremare i vetri delle finestre. Le fiamme che covano, forse da ore, nel solaio in legno, improvvisamente esplodo: si alimentano con le travi e le vecchie assi, si arrampicano sui muri, si attorcigliano lungo le scale, sfondano le finestre e ingoiano un palazzo intero.
Le travi cominciano a cedere e a precipitare, incandescenti, dal terzo piano. Sotto c'è una pizzeria: nel giro di pochi minuti viene avvolta dal fuoco. Tre ore più tardi, di quel palazzo, restano soltanto pochi pezzi di legno fumanti e i muri perimetrali anneriti.
L'ALLARME. Via Alberto Mario, a due passi da via Mazzini, quattro e mezzo di notte. Elena Benassi viene svegliata da uno strano rumore. Nel silenzio che precede l'alba sente uno strano crepitio. «Pensavo fosse il gatto, ma non capivo cosa stesse facendo».
Ma il gatto non c'entra. Il rumore è quello che fanno le fiamme che stanno divorando il primo piano della palazzina all'angolo tra via Cantore e via Alberto Mario.
Il caposquadra Paolo Foresti arriva con la seconda squadra dopo pochi istanti. «Abbiamo subito cercato di frenare l'avanzata del fuoco. Era la priorità».
L'intervento riesce. A parte l'odore di fumo, nessun edificio subisce danni seri: solo i vetri di un'abitazione di fronte si rompono per l'ondata di calore generata. Le autobotti e le squadre dei pompieri fanno la spola: venti uomini e sette mezzi.
A capo delle squadre c'è Paolo Gironi, mentre il funzionario che coordina le operazioni è Paolo Perego. Serve acqua, tanta. Dall'aeroporto arriva anche un gigantesco camion cisterna, la chiamano la «chilolitrica», è un bisonte in grado di contenere migliaia di litri. In centro gli idranti si contano sulle dita di una mano.
ALTO RISCHIO. L'area viene transennata. Il timore principale, ora, è che le fiamme possano finire a contatto con del combustibile, o del gas. Ma in pizzeria, per fortuna, c'è soltanto una bombola che non esplode. E i tecnici dell'Agsm chiudono subito le condutture che alimentano il palazzo. Il frastuono accompagna le operazioni: il tonfo delle travi e dei solai che crollano, si mescola alle sirene, agli ordini impartiti ad alta voce, ai motori diesel che alimentano le pompe. Il giorno alza il velo sulla casa ormai ridotta a uno scheletro e mostra impietoso l'entità del danno. Visto dall'alto, l'edificio è un enorme contenitore vuoto. Uno scenario che si rivede soltanto nelle guerre dopo un bombardamento.
I tecnici di Agsm mettono in sicurezza anche l'impianto elettrico: un filo pericolante che sprizza scintille ogni volta che viene toccato, in pochi istanti viene isolato. Il fumo è ancora denso, l'odore di bruciato ricopre tutta l'area. In tarda mattinata l'incendio è ormai spento: resta qualche brace sulle travi. «Continueranno a bruciare», spiega il funzionario dei vigili del fuoco Rodolfo Ridolfi. «Per spegnere le teste delle travi bisogna prima toglierle dal muro». Arriva il comandante della compagnia dei carabinieri, Filippo Melchiorre e si accerta che non ci siano conseguenze per le persone. Verona emergenza invia, a scopo precauzionale, anche un'ambulanza. Per fortuna non ce ne sarà bisogno. In via Cantore c'è anche il comandante della polizia municipale, Luigi Altamura, che predispone il transennamento di tutta l'area: «Nessuno deve passare, è troppo pericoloso».
LE CAUSE. I tecnici sono al lavoro per stabilire le cause dell'incendio. La tesi più accreditata, almeno all'inizio, è quella che il rogo sia stato innescato dalla canna fumaria in acciaio della pizzeria che corre nel mezzo dell'edificio fin sul tetto: «Il calore potrebbe avere surriscaldato il legno vecchio fino a incendiarlo», spiega il funzionario dei pompieri Vincenzo Castronuovo. «È un'ipotesi». Ma non è l'unica. Anche se le altre fanno tremare: dolo o fatto accidentale. Il palazzo, insomma, non sarebbe stato vuoto come sembrava. Ma per il momento, queste restano solo ipotesi. Per ora nessuna indagine è stata aperta. Il pm di turno, Elisabetta Labate, all'una e mezza del pomeriggio non era ancora stata avvisata del rogo.
Ma il lavoro, per vigili urbani e pompieri, è solo all'inizio. I primi dovranno impedire l'accesso di chiunque all'area e predisporre una nuova viabilità, visto che via Alberto Mario e via Cantore resteranno, a lungo, chiuse al traffico. E i vigili del fuoco dovranno svuotare completamente il palazzo dalle travi rimanenti, poi portare fuori tutto il materiale per spegnere i focolai rimasi: solo a quel punto l'edificio potrà essere riconsegnato ai proprietari per essere ristrutturato o abbattuto.
In via Cantore le sirene ormai tacciono, dalle finestre esce fumo bianco.

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